Daniel Rabiczko
Daniel Rabiczko
Daniel Rabiczko
Daniel Rabiczko
Daniel Rabiczko
Daniel Rabiczko
Daniel Rabiczko
Daniel Rabiczko
Daniel Rabiczko
Daniel Rabiczko
E sarà stato qualche anno fa
Seduto sotto un albero migliore
Che mi chiedevo quand'è che tutto fosse iniziato
E mi dicevo che certo non era così che doveva finire
Abbiamo gli occhi sul finestrino
Dove le case non sono le stesse
Chiuse dietro a mura da cui non puoi più scappare
E mi chiedevi dove si nasconde l'infame che le ha costruite
E le piazze sono vuote
Non gli servono catene
Loro pensano al nostro bene
Loro pensano per noi
E le domande sono neve
Che si scioglie il giorno dopo
Nella vita quotidiana
Siamo ovunque e in nessun luogo
Saranno sbarre a farmi da galera
O a spaccarmi la milza la notte
Tra attentati e tritolo esplosi quasi per noia
Ma dentro le loro stanze conviene obbedire e non fare domande
Avrò nascosto per bene le prove
Per discolparmi in tribunale
Ho già interrato la mia pistola caricata a sale
E quando saranno alla porta io gli urlerò di non avere paura
È una pace artificiale
Sopra il bene, sopra il male
Lotterie per discolparsi
Dai lavaggi di coscienza
Sono specchi deformanti
Per sembrare un po' più snelli
Più giovani e più belli
Più ricchi e meno soli
Sarà un mirino a tracciare il contesto
A separare il falso dal vero
Saranno ronde di ferro a difendermi dall'uomo nero
E sarà tardi per capire che cos'è che non si poteva comprare
Come il divino in un campo di grano
Come i sogni che mi hanno rubato
Come le guardie vestite da persone per bene
Come lo specchio che ogni mattina ricorda benissimo da che parte stare
Nella notte illuminata
Dai fanali del consenso
Gli abbonati alla calma
Esplodevano in silenzio
Senza emettere sentenze
Senza colpi né pistole
Fucilavano gli ostaggi
In nome dell'amore