Giorgio Gaber
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Giorgio Gaber
[parlato:] Sì. Sì, sì, li conosco quei discorsi, li ho fatti anch'io. È una vita che parlate di operai
Belli, con le mani grosse e con i pugni chiusi
Forti, con le braccia sporche e con il petto in fuori
Nudi, sudati, coraggiosi
Che si muovono gloriosi. Gli operai
È una vita che fate la retorica sugli operai. Gli operai
Belli, con le spalle larghe e i visi aperti
Forti con i loro sguardi fieri e sani
Veri, autentici, onesti
Come si vedono sempre sui vostri manifesti
Gli operai
Ma basta con questi discorsi. Basta
Gli operai sono gente come noi
E non è vero che hanno l'esclusiva
Dello sfruttamento
Gli operai sono anche peggio di noi
Perché non ne hanno coscienza
Non se ne rendono conto
E non sanno mai niente
E fanno discorsi grossolani che non si possono sentire
Gli operai sono immaturi e impreparati
Leggono poco e non si fidano della cultura
Gli operai hanno ancora il complesso della borghesia
Dei suoi valori scontati che loro vogliono imitare
Con sforzi meschini che non si posson più vedere
Gli operai
Gli operai sono solo più oppressi e più sfruttati di noi
Hanno altri problemi e non sono invischiati in oggetti
Che noi custodiamo con cura
Gli operai hanno addosso soltanto una rabbia che cresce
Una rabbia che si estende
Da sbattere addosso ai padroni
Che la polizia difende
Gli operai hanno ancora una forza per non farsi fregare
Dalla gente per bene che con tante parole
E con tante promesse, li frena, li tiene
Gli operai
Gli operai hanno addosso una forza tremenda
Che può rovesciare questo mondo di merda
Che noi alimentiamo e non si ferma mai
Gli operai
Gli operai
Gli operai