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E bravo Agamennone, sei riuscito a leggere nel mio cervello. Sarai mica uno di quei paranormali tipo Mulder e Scully? La tua richiesta di intenti funziona. Volete un caffè? Accomodatevi: non ho la moka, non ho i divani!
Apostrofo il terzo di loro, si chiama Superman, accusandolo di defezioni: “Anche voi quattro siete umani, anche voi fate degli errori, solo che avendomi attaccato in anticipo i vostri difetti non saranno mai messi in luce”. Superman risponde, ride, guarda Agamennone: “Errori? Quali errori? Tu non ci conosci, facci degli esempi di quando, come, perché abbiamo abusato del nostro potere accusatorio”. No, cazzo! La tecnica della richiesta di esempi! Sono dei professionisti, sanno che io non conosco i fatti solo perché sono dalla parte sbagliata della dinamica accusatore-accusato. Resto zitto e prego Zeus: “Fulmina Superman, adesso!”. Patetico come io voglia uscire da questa situazione appellandomi al padre degli dei
Ultima chance di riscatto. Il quarto soggetto mi lascia vantaggio: si chiama Marco Tullio, mi da il permesso di difendermi come voglio. Allora affermo di essere solito allontanarmi dal pensiero pubblico, di ricercare autonomia come individuo. La compagnia non è il mio massimo, per questo nel confronto con gli altri antepongo le forme ai concetti, risultando pessimo a breve termine. Mi sento rispondere: “Carissimo, tutto ciò è bellissimo, ti capisco benissimo, ma devi farti carico della responsabilità del fatto che vivi in un mondo dove esistono altre persone, non puoi ignorare la loro presenza.” Non capisco, Marco Tullio ha detto che mi capisce, dopodiché inveisce sulla mia posizione come se inveisse sulla mia posizione. Quarta tecnica: approvazione ed elusione avversativa. Basta, chiamo un mio amico che abita vicino. Si chiama Fele, canta nel mio gruppo da un centinaio di settimane, possiede una motosega
Giustizia divina! Gli accusatori non sono più un problema