Il solo parlare di settore quaternario è sintomo della virtualizzazione, del passaggio dal lavoro agrario a quello dell'informazione. Decentramento produttivo, immigrazione e mercato globale diminuiscon contadini ed operai italiani in modo esponenziale. In breve, il lavoro ci fa schifo, l'abbiam rimosso e come ogni rimosso torna ma cambiando forma, in questo caso il paradosso è che opponendo al lavoro il divertimento li abbiam inclusi entrambi nello stesso concatenamento, non solo nel senso che c'è chi lavora per il tuo divertimento ma nel senso che l'idea che associ ad esso richiede un pluslavoro, stakanovismo incosciente, movimento di un capitale mosso da parole d'ordine come il "divertirsi a ogni costo", è evidente che la vacanza vuol spostarsi in ogni posto, con la sua macchina tutta intera è un po come la crociera, in questa macchina che cos'è il tempo libero? Se le catene sono fatte di alcol-sguardi-party le abbiamo confuse nell'effimero, quindi la macchina-effimera ci attende all'uscita della macchina-lavorativa, di libertà sta società sembra priva, "vuoi un passaggio verso casa?" "no grazie, prendo la crociera" "bagnino, la spiaggia è bagnata per la pioggia, la voglio tutta asciutta", cacao-sabbia, sabbie mobili, sabbia-onnipresente, che cos'altro in un mondo che la realtà la insabbia sempre? Insomma, sia nel tuo cervello sia nel terzo mondo la schiavitù è troppo dentro o troppo fuori dalla vista, ce la nascondono, è difficile avere un lavoro che ti possa piacere se la tua idea di lavoro tende solamente al piacere, all'opposto non ha senso rimpiangere la fatica, essa è ovunque perché anche sfuggirgli è una gran fatica
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