Dio è morto, stiamo assistendo alla morte del mondo
Ora Laplace contro Boutroux è uno scontro che non ci tocca più
Il primo pensava ad un mondo prevedibile
Il secondo a un mondo che superasse ogni previsione
Il loro limite era di creder in un mondo unitario
Necessario o contingente aveva un ossatura ma è il contrario
Il mondo lascia spazio al caos, assenza di ogni legge
E quando ci son leggi è perché nulla è vietato se non ci sono leggi
Scienza e religione lottan per unificare il caos
Ma forse ogni unione è un'illusione
E che il mondo esista o no, sono ipotesi diverse
Chi può vantare esclusiva se si parla di certezze?
In realtà la scienza ha sempre complicato
Perché anch'essa ama affrontare il caos mai abbastanza sperimentato
E quindi oscilla come un funambolo, come una stringa
Anch'essa sembra impazzita, liberata, sì
Perché forse la nostra libertà non è nostra
Ma ci avvolge senza esser compresa dalla razionalità
In ogni caso oggi non c'è più il creatore
E come lui le evidenze apparenti quali l'unità della creazione
L'unità delle persone, forse può sembrare astratto
Ma è il motivo per cui regna l'opinione
Perché è un ottimo narcotico
Per dimenticare un mondo che dal crollo degli idoli riscopriam caotico
Temendo il vero pensiero che è instabile
Ovvero la filosofia che esce e rientra nel caos, impensabile
Impenetrabile, come la follia
Che ci può insegnare tanto come portarcelo via
Per questo non serve definire tutto, il tutto resta un problema
Il problema è un caos
Ovvero indefinibile con formule univoche
Per cui ogni termine ci ricorda che è sterminabile in modo interminabile
Si dice casca il mondo quando c'è un problemone
In realtà non si tratta del mondo ma della sua compluralizzazione
Eraclito contro Eraclito, che brucia col suo fuoco il logos fino all'autocombustione
Un po come dalle canzoni sprofondiamo in passioni
Oltre le tue associazioni è nel caosmo che risuoni
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