Jovanotti
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Jovanotti
Mi ricordo da bambino che mio padre era spesso arrabbiato con me
E non sapevo perché
Ritornavo dalla scuola verso l'una e quaranta
E la fame era tanta
Con mia madre che diceva "che c'è?
Lorenzo dimmi che c'è?
Come è andata? come mai non mi dici mai niente?
Ma che razza di gente
Questi figli che ho
Certe volte non so
Cosa ho fatto per vedervi dire sempre di no
Non lo so, non lo so ma ti droghi?
Fai veder le braccia
Ma che razza di faccia
Non mi piace per niente
Quella razza di gente
Con la quale ti vedi
Ma che cosa ti credi?
Che tuo padre ed io non ti vogliamo bene?"
Sempre le stesse scene
Ogni giorno ogni sera quella stessa atmosfera
Mentre mio padre mi vedeva crescere
Lui mi sembrava non potesse invecchiare
Mentre crescevo tre centimetri l'anno
Lui era sempre uguale
Mi ricordo a dodici anni un pomeriggio di sole
Mi portò a un funerale
Ma era uno speciale
Che non c'era neanche un morto parente
Neanche un conoscente
Solo un sacco di gente
Seria molto composta
Una specie di festa al contrario
E mio padre Mario
Mi diceva "quando avrai un po' più anni
Potrai dire io c'ero
Ai funerali degli agenti della scorta di Moro"
Questa sera quasi ventisette anni
Sto leggendo il giornale
E di quel funerale
Mi risale l'immagine in mente
E ho chiarissimo in testa
Quel concetto di festa al contrario
E di mio padre Mario
Che per come era sempre severo
Mi appariva sincero
Nel dolore del restare impotente
Insieme a molta altra gente
Che sostava di fronte
Al potere di pochi
Sulla vita di molti
E a quei volti sconvolti
Delle madri delle mogli dei parenti e dei figli
Degli agenti della scorta di Moro
E mio padre Mario era così serio
E mi teneva sulla testa una mano
Quel pomeriggio è lontano
Quasi venti anni fa
I negozi che chiudevano in tutta la città
Ogni cosa era strana nella mia fantasia
Non capivo perché in giro c'era tutta quella polizia
Le sirene spiegate
Le serrande abbassate
Sono più grande ma le cose non sono cambiate
La mia mano è più grande
E mio padre più anziano
La mia mamma si preoccupa perché sono lontano
Questa storia che ho detto con la rima baciata
Non so forse neanche io perché ve l'ho raccontata
Forse il centro di tutto è quella mano che mio padre mi appoggiò sulla testa
Questo è quanto mi resta
Un ricordo profondo
Grande come il mondo
Questo gesto che mio padre ebbe il cuore di fare
Questo gesto d'amore mille volte più potente di un pugno
In questa notte di giugno in cui scrivo
Mi fa essere vivo
Pronto ad essere padre a mia volta
E a spiegare a mio figlio bambino
Come ogni destino si unisce si confonde e si intreccia
In comune con le altre persone
Gli dirò che ogni schiaffo e ogni pugno che è dato
Ogni piccolo diritto che nel mondo è violato
È una ferita per tutti gli esseri della terra
E finché non c'è giustizia ci sarà sempre guerra
(no justice, no peace...)
(no justice, no peace...)
(no justice, no peace...)
(no justice, no peace...)
Mario was written by Saturnino & Michele Centonze & Jovanotti.