Riccardo Cocciante
Riccardo Cocciante
Riccardo Cocciante
Riccardo Cocciante
Riccardo Cocciante
Riccardo Cocciante
Riccardo Cocciante
Riccardo Cocciante
Riccardo Cocciante
Riccardo Cocciante
Gli alberi della città sono i confini del cielo
Lungo gli argini del fiume chiusi dal Tirreno
Servono ad appoggiare cuori spezzati e muti
E nei giardini comunali il loro verde è un velo
Ricordi le bianche scarpe di gomma sbiancavano l'ombra
Quell'ombra più scura sotto a un tronco, e dall'erba
Brillavano i lacci appena sciolti di un branco d'amanti
E nel lago coi remi facevi fontane
Gli alberi della città sono i confini del cielo
E al lunedì non sorgeva, non sorgeva mail il sole
Sui libri legate le cinghia di gomma
Sapevano di amori quasi sempre impensati
Foglietti a quadretti, foglie cadute e sigarette gettate
E gli alberi gli stessi a coprire carezze affrettate
Fragranze sconosciute del gioco d'amore, del gioco d'amore
E tu lo capisci mia bella ragazza che il passato non è dolore
Gli alberi della città sono i confini del cielo
E i salotti rifugi sotto al sole e le stelle sono un telo
Sulle chiacchiere tristi di ghiaccio e bicchieri
Ma i viali respingono forte gli sguardi che sanno di noia
E allora fuori bambina amore mio che le foglie sono velieri
Tra tempeste di fumo i rifiuti sembrano scogliere
Ma domani ti giuro cadranno giù come le nostre paure
E dal lago dal fiume faremo fontane
Gli alberi della città sono i confini del cielo
Spettinati dai gabbiani venuti dal Tirreno
Servono a rinnovare nuove stagioni al tempo
E nei giardini comunali il loro verde è un velo
Gli alberi della città