CADUTE

Come per nascente costola, un rumore di legno a scheggiarsi
Si frapponeva fra lui e la frase, dove in farsi cocente
L’umile strato di croste sorreggeva le basi, discorso
S’infiammava nei picchi fragili intrinseci, a cuspidi e ogive, l’incastro
Auspicato e trovato, di strade ed in fossi, per la furia celeste
Immotivata, di prospettive scorte, scoperte, esasperanti assiomi
Dell’attimo. Figure a squintate parabole, dove l’essеre mostrava la croce
Nello starе qui adesso, orante mutato corporeo, materia
A delinquere: povera infine, bensì di ricerca, spurgata, sperimentale
Ciò, detto e non scritto, inumidiva le labbra di agenti un tempo catodici
Poiché l’analisi strinse i futuri assassini in linguaggi analogici, freddi
Sui digitali; le masse pietà non pregavano, offendevano tramite raffiche
L’estraneo più vago, agli occhi indecenza e miseria. Loro, i più nobili
Godevano di linfe già nude, tratte all’origine, rese desuete dai mitridatici modi
Palingenesi e attrito, conclamati da un’imposta cauzione, deficitaria
Rivelata con prove. Domani! Le pelli s’accorderanno per timpani fisici
Incisi, quando l’oggi era prurito e salsedine, l’orecchio attutito ed oggetto
Dal brusco rigetto dell’onda: nostalgia di marine